L’imprenditore è colui che adempie la funzione di organizzare la produzione.

Egli opera come anello di congiunzione tra i fattori produttivi e la massa dei consumatori.

In un’economia di mercato, in cui l’iniziativa privata è libera, ogni imprenditore prende le sue decisioni in modo autonomo.

L’imprenditore individua e valuta i bisogni da soddisfare, ne suscita di nuovi, adegua la produzione alle mutevoli richieste dei consumatori. A tale scopo egli mobilita i mezzi finanziari occorrenti per realizzare la sua iniziativa, acquista con essi materie prime ed attrezzature, assume lavoratori; si procura, in breve, gli investimenti per produrre nel modo più redditizio.

Sono costituiti dalle somme impiegate per aumentare i beni capitali durevoli (macchinari, impianti, opere pubbliche ecc.) utilizzati nel processo produttivo allo scopo di ottenere una quantità di beni e servizi maggiore di quella impiegata. Essi si possono classificare come segue:

investimenti fissi, costituiti dal capitale impiegato per l’acquisto di attività immobilizzate che servono per più cicli produttivi (un macchinario, un capannone industriale ecc.).

investimenti in scorte, costituiti dal capitale destinato all’acquisto di beni impiegati nel processo produttivo (materie prime, semilavorati, prodotti intermedi).

investimenti immateriali, costituiti da acquisti di brevetti, diritti d’autore, spese per la ricerca, pubblicità.

Gli investimenti privati sono realizzati dalle imprese private per conseguire un profitto. Questi investimenti dipendono dalle previsioni effettuate dagli imprenditori sul futuro andamento delle vendite (il movente degli investimenti sono quindi i profitti). L’elemento rischio è collegato a qualsiasi atto di investimento, in quanto non è possibile calcolare a priori l’andamento delle vendite e il rendimento di un investimento. L’imprenditore deve stimare una serie di eventi futuri. Secondo Keynes le motivazioni all’investimento sono un insieme di elementi razionali e irrazionali (<<spiriti animali>>).

Gli investimenti pubblici sono realizzati dallo Stato per produrre i servizi pubblici.

 

Un economista scomparso nel 1950, G. Schumpeter, vedeva nell’imprenditore colui che realizza nuove e più efficienti combinazioni produttive, innova i metodi di produzione e i sistemi di organizzazione.

In tal modo l’imprenditore imprime al mercato il necessario dinamismo senza il quale si avrebbe il ristagno economico e sociale.