vaccino anti-Covid 19 - Pfizer - Moderna

 

Il tanto atteso V-Day (Vaccine-Day) è giunto ormai alle porte. Infatti, lo scorso 26 dicembre sono arrivati i primi vaccini in Italia, più precisamente all’Ospedale Spallanzani di Roma, eccellenza italiana nel campo dell’infettivologia. Le dosi saranno suddivise in scatole nel centro di alto biocontenimento, per venire poi consegnate ai militari in modo da essere trasportate in tutto il territorio. Attualmente però le dosi del nuovo vaccino anti Covid prodotte dall’azienda tedesca “Pfzer BionTech” sono appena 9.750 e mediante l’impiego di 5 aerei e 60 veicoli saranno in grado di raggiungere le destinazioni previsti nel raggio di 300 km via terra, mentre altre saranno portate verso l’aeroporto militare Pratica di Mare, dove le restanti dosi verranno imbarcate sugli aerei per altre destinazioni. L’ arrivo delle prime dosi nel nostro Paese ha suscitato i buonumori anche del commissario per l’emergenza Arcuri, secondo cui il vaccino rappresenta un primo spiraglio di luce che pian piano potrebbe condurre il paese al di fuori dell’emergenza. Aggiungendo inoltre che la giornata del V-Day sarà un giorno emozionante, dicendosi altresì convinto che tutti i cittadini comprenderanno l’importanza di questo momento. Le dosi successive a quanto pare verranno somministrati nei 300 luoghi di somministrazione indicati dallo stesso Arcuri. Tale somministrazione dovrà fare però i conti con i numeri dell’epidemia, dato che una risalita della curva rallenterebbe le vaccinazioni. Alcune domande sorgono tuttavia spontanee, in particolare relativamente alla reale necessità di fare il vaccino per chi ha già contratto il virus. A quanto pare i soggetti già positivi in passato non ne avranno l’urgente necessità e dunque saranno esclusi da questa prima fase di vaccinazioni. Discorso diametralmente opposto per i soggetti con malattie croniche, tumori, malattie cardiovascolari ecc., a cui verrà data logicamente la priorità su tutti. Altro dubbio ricorrente riguarda le possibili complicanze a cui i soggetti autoimmuni potrebbero andare incontro. Di questa categoria non sono ancora disponibili dati sulla sicurezza e l’efficacia del vaccino stesso, sebbene siano state riscontrate reazioni allergiche anche gravi e non previste, ma solo in soggetti predisposti. Altra questione di primaria importanza è da ricercarsi nell’efficacia di tale vaccino che dovrebbe impedire al soggetto vaccinato di contrarre la malattia solo a partire dalla seconda dose, effettuata a distanza di 21 giorni della prima. Dunque, l’efficacia non sarà immediata e comunque c’è da segnalare che la protezione non andrebbe oltre i 9-12 mesi. Sarà da valutare infine se il vaccino impedirà l’insorgere della malattia o anche la possibile “infettività” del soggetto. La vera svolta sarà dunque data da un’applicazione più rigorosa delle misure precauzionali, ora come non mai, dato che il vaccino sperimentato costituirà ancora per diverso tempo solo uno degli strumenti disponibili in grado di consentire un ritorno lento ma graduale alla tanto desiderata normalità.

 

Alessandro Milazzo