Negli ultimi anni, in reazione alla globalizzazione e alla crisi economica, si è manifestato un rinnovato spirito protezionistico.

Il protezionismo è una politica basata sul ricorso sistematico ai dazi doganali.

L’obiettivo è quello di proteggere le attività produttive nazionali.

I dazi sono diritti che lo Stato riscuote al momento in cui la merce attraversa la sua frontiera, in entrata o in uscita.

I dazi all’esportazione sono oggi molto rari perché diminuiscono la competitività delle merci nazionali sui mercati esteri. I dazi più frequenti sono quelli all’importazione.

I dazi si distinguono in fiscali, se sono destinati unicamente a procurare delle entrate all’erario dello Stato e protettivi, se hanno la funzione di proteggere l’economia nazionale dalla concorrenza estera.

 

Il dazio ha due funzioni:

PROTEGGERE alcuni settori produttivi nel momento in cui si ritiene che non riescano a competere con la concorrenza esterna;

RIEQUILIBRARE il saldo commerciale tra importazioni ed esportazioni.

 

Un protezionismo troppo spinto ostacola fortemente o addirittura impedisce gli scambi con l’estero e quindi impoverisce il Paese protezionista, costretto a produrre da sé, e a condizioni più onerose, beni che avrebbe potuto acquistare vantaggiosamente con le proprie esportazioni, oppure obbligato a rinunciare ai beni in questione.

 

Pertanto ogni Stato deve limitare le misure protezioniste allo stretto necessario, al fine di garantire un sano dinamismo al sistema economico nazionale

 

UN MODO PER EVITARE I DAZI È LA STIPULA DI APPOSITI ACCORDI COMMERCIALI