G20 sul clima

 

Si è recentemente tenuto a Roma il G20 (Gruppo dei 20) presieduto dal Premier italiano Mario Draghi. Il tema affrontato dalle parti chiamate in causa è stato: “surriscaldamento globale e soluzioni per limitarne l’impatto”. Tuttavia, non è stato facile giungere a un compromesso. Col documento finale del G20 sono stati confermati 100 miliardi del fondo clima per il sostegno ai Paesi in via di sviluppo. Si è inoltre discusso lungamente riguardo l’indicazione della data per intraprendere ulteriori azioni e arrivare all’obiettivo “emissioni zero” che verosimilmente dovrà essere raggiunto per metà di questo secolo. Verranno cessati entro l’anno i finanziamenti dei Paesi del G20 destinati alle nuove centrali di carbone, ritenute tra i principali responsabili dell’inquinamento globale. Tutto questo per giungere al compromesso trovato dai 20 leader sul margine ammissibile di innalzamento della temperatura globale media che passerà dai 2°C a 1,5°C, vale a dire che le emissioni industriali dovranno essere ridotte per arrivare ad un tetto massimo dei sopracitati 1,5°C. In ogni caso, il tempo per il raggiungimento di questo obiettivo non è stato specificato. Sul tema si è espresso lo stesso Presidente francese Emmanuel Macron, il quale ha sottolineato l’importanza di accelerare l’uscita dal carbone, mediante l’interruzione dei finanziamenti alle centrali che lo producono e accompagnando le transizioni nei paesi in via di sviluppo e in particolar modo in Africa. Per Mario Draghi l’accordo raggiunto è stato un gran successo, in quanto: “La lotta al clima è la sfida del nostro tempo. O agiamo ora e affrontiamo i costi della transizione portando le nostre economie su un percorso più sostenibile o rinviamo e rischiamo di pagare un prezzo più alto dopo, rischiando di fallire”. Aggiungendo in seguito: “La transizione richiede uno sforzo significativo e i governi devono essere pronti a sostenere i propri cittadini e le imprese attraverso di essa. Ma offre anche opportunità per stimolare la crescita, creare posti di lavoro e ridurre le disuguaglianze”. Infine, molto critica la posizione del premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi, il quale evidenzia come il Pil (Prodotto interno lordo) non è un parametro così affidabile, a maggior ragione quando si affronta il tema “cambiamento climatico”. Queste le sue parole a riguardo: “Il Prodotto nazionale lordo comprende l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per ripulire le nostre autostrade dalla carneficina. Comprende le serrature speciali per le nostre porte e le prigioni per le persone che le rompono. Comprende la distruzione delle sequoie e la perdita della nostra meraviglia naturale come effetto di un caotico sviluppo… Insomma misura tutto, tranne ciò che rende la vita degna di essere vissuta. E può dirci tutto sull’America, tranne perché siamo orgogliosi di essere americani, ed è così in tutto il mondo”. Il surriscaldamento globale è dunque un problema sempre più attuale con dati che per molti esperti appaiono come allarmanti, dall’innalzamento del livello del mare di circa 4mm l’anno dal 2013 ad oggi, a temperature mai registrate sinora come i 54°C registrati nella Death Valley, in California a condizioni metereologiche mai viste sinora come il recentissimo Medicane che ha colpito la Sicilia orientale. Serve dunque prendere provvedimenti radicali e non “annacquati”, come qualcuno ha già definito quest’ultimo accordo, anche perché per la transizione occorreranno comunque diversi anni, affinché determinate aziende possano adeguarsi agli accordi sanciti. Un tale sacrificio dovrà dunque essere urgentemente compiuto, poiché ne va del bene dell’uomo e della natura intera.

Alessandro Milazzo